IL RICHIAMO DI MEHITABEL ORNE
Il vento salmastro ululava come una bestia feroce lungo le scogliere di Kingsport. Portava con sé il fragore ritmico delle onde che si infrangevano ininterrottamente contro la roccia nera. Mehitabel Orne era in piedi sul ciglio, il suo mantello grigio avvolto attorno alle spalle come un’armatura contro il freddo di quell’alba che ancora non era sbocciata. I capelli castani, legati in una treccia disordinata, ondeggiavano al vento come un pennacchio di una bandiera dimenticata. Gli occhi, chiari come il cielo prima di una tempesta, erano fissi sull’orizzonte.
Kingsport non era un luogo che concedeva facilmente i suoi segreti. Gli edifici, con le loro facciate inclinate e gli intonaci screpolati, sembravano curvi sotto il peso dei secoli e dei sussurri mai pronunciati. Il villaggio degli abbaini, cresciuto su un insediamento olandese secoli prima, era un luogo di storie, di leggende che gli anziani mormoravano con voce bassa davanti ai caminetti: racconti di navi fantasma, di tribù native cannibali e di creature dimenticate che emergevano dalle profondità del mare per reclamare ciò che ritenevano loro, e di famiglie oscure o strane come gli Orne, che erano legate in modi inquietanti ai misteri dell’oceano.

Nessun commento:
Posta un commento